RIGUARDO A NOI

~ La nostra storia ~
Esterno Osteria Luce

A partire dal 1700, ad Oria, l’unico luogo dove i viaggiatori potevano mangiare, dormire e far rifocillare i cavalli era in una locanda situata in piazza Manfredi, subito dopo la grande Porta, a pochi metri da quell’entrata nel paese, situata sulla parete destra. Quel luogo è stato, difatti, una Locanda di posta fino alla fine del 1800. Il locale tramandato da generazione in generazione, verso la fine del XIX secolo si trasformò nella prima trattoria del paese. Quando finalmente ad Oria verso il 1927 arrivò l’illuminazione pubblica, l’evento colpì talmente tanto il proprietario di quella vecchia locanda che decise di chiamarla -appunto- “trattoria Luce”. La trattoria Luce nel 1954 iniziò l’ultima gestione, quando Cosimo sposò Chicchina che, insieme a sua sorella, Titina, hanno mantenuto la tradizione fino al 2011. Una gestione ricca di premi e riconoscimenti come una delle cucine caserecce migliori di Puglia.

Le due sorelle non hanno mai mollato e -nonostante ottantenni- hanno accudito il loro locale senza mai rinunciare alla loro vita e alle loro abitudini. Neppure per i soldi -tanti!- offerti da una banca per aprire una filiale al posto del loro ristorante. Per loro sarebbe stato come tradire una tradizione di famiglia, tutta la loro vita, ricca di soddisfazione e di amore. Avrebbero preferito continuare a fare ciò che da sempre facevano, ciò che da almeno 2 secoli si faceva in quelle quattro mura: accogliere, servire, accudire. Semplicemente, con la naturalezza propria di chi ospita, con la gentilezza di chi attende sotto un uscio, con la parsimonia di chi sa dare valore al mondo.

Interno Osteria Luce
Viale Osteria Luce

Lo avrebbero fatto per altri cento anni, se il tempo si fosse potuto spegnere come una luce, risparmiando i battiti del cuore, in una intermittenza di respiri, per riaccendersi ogni volta che un viaggiatore avesse attraversato la porta e chiesto loro ristoro. Eppure quella linea continua di luce è assicurata non da un tempo che scivola, ma da una parola che rimane: quella di Chicchina fatta a Demy Carbone, quando lei ancora in vita gli promise di affidargli quella sua vecchia locanda, quelle sue vecchie quattro mura, quella sua preziosissima vita -oggi mantenuta da suo figlio Dario-. Oggi la luce è riaccesa, ogni volta che è sera, per ogni straniero di sé stesso, in un’intermittenza di ricordi.